Baby Blues

Baby Blues

Vita da Mamma

La prima volta che mi hanno parlato di baby blues ho pensato a una cosa carina.
Una sorta di pratica mamma-bambino che vede i due felicemente danzanti sulle note di sassofoni e voci nere. Come nei film quando Lei (gnocchissima) aspetta Lui a casa, ci sono le candele accese, la cena pronta sul fuoco e, appunto, il pupo in braccio.
Cantano, sorridono, si divertono.
Ecco.
No.
Il baby blues non ha niente a che vedere con sta cosa. Ma chiamarlo "i tuoi ormoni ti faranno fare voli pindarici da gioia estrema a disperazione per giorni, magari anche settimane e non sarà possibile controllarli" suonava decisamente più drammatico.
Ormoni.
Già, sempre loro.
Non che durante la gravidanza non abbiano fatto capolino, che chi mai si sarebbe messo a piangere per il compleanno della vicina di tavolo? Una sera Lui ha deciso di farmi guardare un film dove il protagonista moriva e il cane restava solo. Inutile dire che ho litigato dapprima con Lui dicendo che quando mai si fanno vedere film simili alla moglie al nono mese e, secondariamente, ho fatto fuori una scatola di Kleenex gridando "pooovero, lui come fa adesso??".
Lo so, é un film.
Ma sembrava così reale.
Ho pianto anche per lo stress, per la rottura del "quando arriva", come se fosse un mio problema, una mancanza, il fatto che il pupo non arrivasse prima del termine. Che poi, se la gravidanza dura 40 settimane, non sono 38 no?
Ma non divaghiamo.
"I primi giorni dopo il parto ti sentirai onnipotente, poi, arriverà una nube nera che ti avvolgerà"
Grazie.
Davvero.
Perché il tatto della persona che mi ha detto questa frase merita un nobel per la diplomazia.
Inutile dirvi che al fatidico terzo giorno mi sono svegliata guardinga "sarò già nella nebbia?", come se da un momento all'altro fossero saltati fuori dall'armadio dei folletti neri per trascinarmi giù.
Be', non é andata proprio così. È cominciato graduale.
Esattamente nel momento in cui ho lasciato Leo alla nursery e sono scesa, per la prima volta, a prendere una boccata d'aria. Sola. Con mio marito.
Una sensazione strana nella pancia, un senso di disagio, di protezione mancante. Al rientro vedere quel cucciolo dietro ad un vetro, da un'altra angolazione, lontano ma vicino mi ha fatto realizzare: sei mamma.
E lì é crollata ogni certezza, la corazza costruita o semplicemente l'adrenalina accumulata. Un vortice di lacrime mi ha avvolta, di quelle grosse e salate, nel misto di felicità e paura vera.
Ho cercato di ricompormi, mandando mascara in ogni dove e, evidentemente, peggiorando il tiro. Ho provato a non singhiozzare mentre Lui faceva il primo bagnetto al pupo oppure nel vedere mio papà stringergli la manina.
Ho provato.
La sera ho pianto, spaventata, al telefono con Lui.
"Siamo usciti in due, rientriamo in 3" é stata la frase cult della telefonata. "Sarà per sempre" si é aggiudicata il secondo posto.
Sconforto misto a felicità, rabbia per non saper vivere serenamente quel rientro a casa. Non vi dico il giorno dopo quando mi si é presentato con l'ovetto in mano, quando abbiamo varcato la porta con Zac al settimo cielo. Quando ho visto la montagna di regali ricevuti da persone che ci vogliono bene.
È indescrivibile. Perché, per quanto mi riguarda, non era tristezza, era assestamento.
Così, ho aperto i rubinetti, mi sono concessa quel pianto folle, quel senso di inadeguatezza. Con in braccio il nostro bimbo ci siamo buttati sul letto, noi 3 (con Zac ovviamente a lato) e guardando quella vita che abbiamo creato é come se avessi capito.
Non é più scesa una lacrima.

Prime considerazioni da mamma

Prime considerazioni d...

Quando sei incinta hanno tutti premura di racco...

PANZA

PANZA

Per carità, possiamo star qui a dirci che i ch...

Partecipa alla community